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Mahdi Hosseini è scappato da Kabul ed è arrivato a Roma da clandestino: ora gestisce un negozio di sartoria

art huff 26 apriL'Huffington Post, 26-04-2016
Valentina Berdozzi

Capire esattamente come si pronunci nella lingua d’origine di Mahdi Hosseini il mestiere che fa oggi, in Italia, è difficile. Perché l’Afghanistan è un paese lontano. Non solo geograficamente.

Tra Roma e Kabul ci sono 6.692 chilometri. In mezzo ci sono parecchie altre nazioni e tante avventure. E Mahdi, nato in un villaggio nei pressi della capitale afghana 26 anni fa e ora rifugiato politico in Italia, le conosce tutte.

Il suo cammino è partito da lì, quando era poco più che un bambino. A causa della guerra, ha lasciato la casa natale insieme a sua madre, tre fratelli e due sorelle per andare in Iran – loro che, in Afghanistan, erano musulmani della minoranza sciita. Nel paese in cui un tempo passavano le carovane della seta dirette nell’Estremo Oriente, Mahdi prende in mano ago e filo e inizia a cucire. Lavora in nero, perché ottenere i documenti in Iran per gli afghani è difficile: sono rari, sono temporanei e il loro rinnovo costa. Troppo, per chi viene da un paese in guerra e ora deve affrontare la discriminazione dei padroni di casa.

Il viaggio di Mahdi prosegue in Turchia. È solo: la sua famiglia è rimasta in Iran. Ed estraneo in una terra in cui non conosce la lingua, continua a cucire. Per un anno, anonimo, senza identità e senza documenti.

La tappa successiva è la Grecia. Il suo contatto con questa terra di confine dura solo pochi mesi: giusto il tempo per sopravvivere e imbarcarsi su quelle navi che - spera - lo portino verso una nuova vita in Europa. Clandestino, nascosto a bordo di un’imbarcazione, Mahdi il sarto affronta due volte la traversata dell’Adriatico. Il primo tentativo naufraga con le sue speranze quando, appena sbarcato a Venezia, viene rimpatriato. Il secondo lo conduce invece ad Ancona. Le porte dell’Italia, per Mahdi, sono quelle dello scalo affacciato sull’Adriatico. Ma è sul Tirreno che il giovane sarto ricostruisce, tassello dopo tassello, la sua libertà.

Ospitato dalla casa famiglia “Il Tetto”, alle porte di Roma, trova lavoro, impara l’italiano e mette da parte i soldi necessari per aprire una sua attività. E finalmente, inaugura il suo primo laboratorio a Tor Pignattara, nel quartiere più multietnico della città. Glielo ha ceduto un amico, che oramai ha perso quell’entusiasmo a cui, invece, Mahdi è tenacemente aggrappato.

Il 2011 è l’anno delle piogge torrenziali a Roma. Una marea di acqua e di fango investe il suo negozio e lo rende presto inagibile. Mahdi è costretto ad abbassare la saracinesca fin quando, grazie ai finanziamenti della Cooperativa Mag Roma – Mutua di finanza autoGestita – riesce a prendere in affitto la prima sartoria a Monteverde Vecchio. Poi, un anno dopo, mette piede nel suo laboratorio attuale, a Monteverde Nuovo.

Quello spicchio di Roma, ora, è diventato il metro con cui Mahdi misura la sua vita. È il sarto di fiducia di tante persone, che passano davanti al suo laboratorio e, guardando dentro verso lui che è tutto concentrato a cucire le amate camicie, lo salutano. Adora gli italiani e il loro gusto per la moda e il ben vestire - dice. E confessa di amare profondamente Roma, di sentirne la mancanza ogniqualvolta se ne allontana.

Perché Roma, Mahdi la porta cucina addosso. Come lo splendido abito con cui si è presentata una nuova vita, piena di quella possibilità che in altri brandelli di mondo gli è stata negata.

Pubblicato: Martedì, 26 Aprile 2016 12:14

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