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Regeni, oggi il summit con l'ambasciatore. Ma Al Sisi rafforza l'intesa con la Francia

hollandealsisiLa Repubblica, 12-04-2016

Vincenzo Nigro

ROMA - Ridimensionata per il momento nel suo versante giudiziario, la vicenda Regeni torna ad essere quello che è stata dal primo momento: un caso politico delicatissimo. Un incidente di portata strategica per gli interessi di sicurezza dell'Italia. Un affare in cui il governo Renzi è stato costretto ad aprire gli occhi su un regime che si è trasformato in "un alleato necessario ma pericoloso, di cui abbiamo scoperto il volto in Italia e in Europa", come dice una fonte di Palazzo Chigi.

Oggi pomeriggio il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni riceverà alla Farnesina l'ambasciatore italiano al Cairo Maurizio Massari, richiamato per consultazioni dopo il fallimento della soluzione "giudiziaria" tentata dal governo. In programma ci sono i prossimi passi da prendere nei confronti del Cairo, ma soprattutto la valutazione di una nuova linea per gestire il rapporto con un governo impegnato così massicciamente in azioni di tortura e repressione.

Sono già state studiate alcune contromisure, ma per il momento la Farnesina vuole costruire un percorso politico da condividere anche con gli Stati Uniti e con i partner europei. E qui viene il bello: cosa potrà aspettarsi l'Italia dai partner europei sull'Egitto? Guarda caso proprio nei giorni scorsi è stata al Cairo una delegazione di 12 alti funzionari della Repubblica francese, guidata dal capo del protocollo dell'Eliseo, Elizabeth Dobelle. Il presidente François Hollande farà in Egitto una visita di Stato al massimo livello a partire dal 18 aprile. Una missione in cui il socialista Hollande viaggerà accompagnato da decine di uomini d'affari francesi, ma soprattutto firmerà una serie interminabile di contratti per la vendita di armi.

Il tutto prende il via con una astuta manovra politica, militare ed economica ideata da Sisi: nel febbraio 2015 il presidente-generale firma un primo contratto-monstre con l'industria militare francese, l'acquisto di 24 aerei da caccia Rafale per un valore di 5,2 miliardi di dollari. Contratto strategico per il regime egiziano, con il generale che dà sfoggio della propria abilità anche per le forme di finanziamento scelte: gli aerei vengono pagati per metà da un dono dell'Arabia Saudita e per il resto da un "loan" garantito dalla Cassa depositi e prestiti francese. Di fatto l'Egitto si compra gli aerei con soldi francesi e sauditi, e soprattutto riceve in cambio le chiavi del sistema politico-militare francese.
Dopo il contratto dei caccia, la Francia non si è fermata: i cantieri francesi hanno venduto proprio all'Egitto le due portaelicotteri costruite per Vladimir Putin, ma la cui cessione alla Russia era stata bloccata dalle sanzioni per la guerra in Ucraina. Le navi classe Mistral sono ora attese in Egitto: la prima potrebbe arrivare ad Alessandria già nel mese di giugno: altri 3 miliardi di dollari.

Dal 18 aprile François Hollande firmerà anche altri contratti: si chiuderà la vendita di 4+2 corvette della classe Gowind per 400 milioni, di un satellite per osservazioni e telecomunicazioni militari da 600 milioni e di altro materiale vario per un totale di più di 1 miliardo di euro. E anche in questo caso l'Egitto, che è vicino al collasso economico, punta sui prestiti stranieri: su un consorzio bancario francese guidato dal Credit Agricole, che evidentemente ritiene che il regime egiziano abbia lunga vita e soprattutto sia solvibile.

Se fosse soltanto il caso Regeni, per l'Italia sarebbe inevitabile incassare il colpo senza poter fare molto altro. Ma l'alleanza industrial-militare dell'Egitto con la Francia ha un effetto collaterale immediato sulla crisi più delicata per l'Italia: la guerra di Libia. L'Egitto in Libia appoggia la milizia dell'ex generale gheddafiano Haftar in Cirenaica, e a Bengasi quel generale nelle ultime settimane è riuscito a mettere a segno una moderata avanzata, proprio grazie al sostengo segreto di truppe speciali francesi. In Libia, quindi, la Francia sostiene pubblicamente il governo di unità nazionale di Tripoli, ma poi di fatto appoggia militarmente con l'Egitto il generale che vuole la separazione della Cirenaica dal resto del paese. Una separazione che lascerebbe in Tripolitania il grosso delle milizie jihadiste e dei gruppi terroristi: proprio di fronte all'Italia.

Pubblicato: Martedì, 12 Aprile 2016 10:06

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