Notizie
La cittadinanza italiana non dev'essere un percorso di Triathlon
L'Huffington Post, 06-04-2016
Khalid Chaouki
Il Triathlon è uno sport multidisciplinare di resistenza nel quale l'atleta si cimenta, nell'ordine, in una prova di nuoto, una di ciclismo e una di corsa, senza interruzione. Ci vuole molto allenamento, molta resistenza e anche pazienza. Lo sa bene Sergiy Polikarpenko che è, da una settimana, una giovane promessa del triathlon italiano. Lo è da poco perché solo una settimana fa ha acquisito la tanto attesa cittadinanza italiana che gli ha consentito, sabato scorso, di gareggiare con la maglia azzurra.
Sergiy, figlio di genitori ucraini e residente a Torino, fa parte di quel milione, quasi, di giovani nati in Italia o arrivati qui da piccoli e costretti a confrontarsi, ogni giorno, con una burocrazia che li respinge e allontana il loro sogno di sentirsi parte integrante di questo Paese. Ragazzi "nati scomodi", possiamo dire, figli di un'Italia che, sinora, ha fatto sempre molta fatica a riconoscerli, ragazze e ragazzi che affrontano l'esperienza di vivere da stranieri nella propria Nazione.
Anche per Sergiy vogliamo che la riforma della legge sulla cittadinanza, ora all'esame della commissione Affari Costituzionali al Senato, venga quanto prima approvata!
Una riforma che farà compiere al sistema normativo un bel salto di 25 anni, colmando finalmente il gap che esiste tra le leggi attualmente vigenti in materia di cittadinanza (legge n. 91/1992) e il Paese reale. Sì, perché siamo un'Italia multi culturale e multi religiosa, un bel mosaico composito di lingue, culture e tradizioni diverse, capaci di convivere in maniera esemplare nelle nostre scuole, vero laboratorio civico di integrazione; basti pensare che solo nelle scuole materne l'84% dei bimbi di origine straniera sono nati nelle nostre città (dati Miur).
Per Sergiy le fatiche e la tenacia cui il Triathlon l'ha abituato sono state una buona palestra per affrontare il percorso di cittadinanza; noi non vogliamo che sia più così. La cittadinanza italiana non dev'essere un percorso ad ostacoli, deve essere un iter naturale, soprattutto per i bambini che nascono sul suolo italiano e che sono già, sui banchi di scuola, italiani a tutti gli effetti.
Quando questo Parlamento porterà a casa questa riforma sarà veramente un giorno di festa per tutti, perché il nostro Paese avrà fatto pace con questi ragazzi riconoscendoli pienamente cittadini!