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Il business legale della marijuana discrimina i neri statunitensi

cannabisCorriere della sera, 25-03-2016
Massimo Gaggi

Barack Obama si accinge a lasciare la presidenza di un’America che nei suoi anni è divenuta più aperta su molte questioni etiche e sociali ma nella quale restano - e, anzi, aumentano - diffidenze nei confronti dei cittadini di colore

Con l’industria petrolifera in pieno «sboom», dopo la ricca stagione dell’espansione dello shale gas, a causa del crollo dei prezzi dell’energia, e con l’economia digitale che non si sviluppa più ai ritmi del passato, l’unico settore dell’economia Usa ancora in crescita tumultuosa è quello del business della cannabis. Ormai del tutto libera in cinque Stati e legale dietro prescrizione medica in altri 23, l’industria della marijuana sta creando in varie regioni molto lavoro nella coltivazione, produzione e distribuzione di questa droga.

In Colorado, uno dei primi Stati a liberalizzare, il giro d’affari ha già raggiunto il miliardo di dollari. Ma, a parte i rischi insiti in un affare che rimane comunque «border line» (legale a livello locale ma ancora considerato fuorilegge a livello federale) quello della «pot economy» è un altro settore nel quale gli afroamericani sono discriminati. Anzi, sono pressoché esclusi da ogni attività. Non esistono statistiche ufficiali, ma dalle verifiche fin qui fatte, sui circa 3500 negozi che vendono marijuana negli Stati Uniti, solo una trentina sono gestiti da neri.

Quando un’attività viene legalizzata, chi la controllava in modo clandestino dovrebbe avere il vantaggio dell’esperienza e della conoscenza del mercato. Nel caso degli afroamericani questo non avviene. In qualche caso per motivi in parte comprensibili: non vengono rilasciate licenze per vedere cannabis a chi in passato ha avuto problemi con la Giustizia anche solo per consumo di droghe. E questo già esclude moltissimi neri che, come si sa, vengono controllati dalla polizia (e, quindi, trovati in possesso di sostanze proibite) molto più spesso dei bianchi.

Ma anche chi è in regola con la legge spesso non può fare strada in questo campo: perché non riesce a ottenere il credito necessario per iniziare la sua attività (mediamente per partire servono 250 mila dollari) o per problemi di «stigma»: il bianco che traffica con la cannabis viene visto come un erede un po’ svagato degli «hippy» di mezzo secolo fa. Un nero che maneggia marijuana viene associato molto più facilmente ad attività criminali.

Barack Obama si accinge a lasciare la presidenza di un’America che nei suoi anni è divenuta più aperta su molte questioni etiche e sociali: dalla legalizzazione dei matrimoni gay, una scelta approvata da una vasta maggioranza degli americani, alla tolleranza per l’uso di droghe leggere (58% dei cittadini pro depenalizzazione). Ma nella quale restano - e, anzi, aumentano - diffidenze e discriminazioni nei confronti dei neri.

Pubblicato: Venerdì, 25 Marzo 2016 11:50

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