Questo sito utilizza cookie, anche di terze parti, per migliorare la tua esperienza e offrire servizi in linea con le tue preferenze. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque suo elemento acconsenti all’uso dei cookie. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie vai alla sezione

Home a buon diritto

Notizie

Apolidi, in Italia 15 mila senza cittadinanza né diritti, praticamente invisibile

art rep 29 genRepubblica.it, 29-01-2016

In Europa sono 600.000 a vivere in questa sorta di limbo. La campagna del Consiglio Italiano per i Rifugiati (CIR) con Open Society Foundations. Il progetto Listening to the sun. Fiorella Rathaus del CIR: “L’apolidia è una condizione complessa e dolorosa per l’inesistenza del legame fra individui e lo Stato. Condizione che può divenire drammatica"

ROMA - In Italia si stima ci siano 15mila persone che non hanno la possibilità di studiare, di sposarsi, di lavorare, di avere dei documenti, dei diritti. In Europa sono 600.000 a vivere in questo limbo. Persone che hanno perso - o non hanno mai avuto - la cittadinanza del loro Paese di origine. Sono gli apolidi. Una condizione che può diventare una condanna in un paese come l’Italia, dove il riconoscimento del loro status è praticamente impossibile: a causa di procedure inaccessibili, infatti, solo 606 persone hanno uno status di apolidia riconosciuto nel nostro Paese. Gli altri sono totalmente invisibili.

Il progetto Listening to the sun. E' realizzato dal Consiglio Italiano per i Rifugiati (CIR) con il sostegno della Open Society Foundations in Italia, ha l’obiettivo di realizzare una campagna di sensibilizzazione sulle difficoltà che incontrano le persone apolidi nella vita quotidiana, causate dall’impossibilità pratica di accedere a un riconoscimento legale della propria condizione. La campagna #NonEsisto parte dalle storie di chi vive la condizione di apolide sulla propria pelle e su quella dei propri figli. Si basa sull’idea di esistenza negata agli apolidi, laddove la loro condizione non viene riconosciuta e con essa tutti i loro diritti e le loro opportunità. Per dirlo con le parole del Signor Halilovic “Sono apolide, anzi neanche apolide. Sono invisibile, perché ancora non ho il riconoscimento dello stato di apolidia…..Valgo zero”.

Un dramma sociale la loro esclusione. Una condizione che purtroppo si tramanda per generazioni e a pagare le conseguenze dell’apolidia sono spesso proprio i bambini. Molti figli nati nel nostro Paese da famiglie sfollate dalla ex Jugoslavia hanno ereditato la condizione di apolidia dai loro genitori o si sono ritrovati con una nazionalità incerta. Rappresentano la seconda o terza generazione e, per varie cause, non hanno avuto accesso a uno status riconosciuto. In ragione di questa condizione di sostanziale irregolarità, non possono neanche ottenere la cittadinanza italiana: la loro esclusione dai diritti di cittadinanza è un dramma sociale e un problema giuridico rilevantissimo, su cui abbiamo la possibilità e il dovere di intervenire.

Il rischio di apolidìa per i bambini appena arrivati. Un rischio che potrebbero correre anche i rifugiati che stanno arrivando in Italia e in Europa e che ci pone di fronte alla sfida di individuare e prevenire possibili situazioni di apolidia tra i bambini che non hanno potuto ottenere la cittadinanza dei propri genitori o del proprio paese di provenienza. Questo può succedere ad esempio nel caso dei figli nati da madri siriane rimaste sole, che non possono trasmettere la cittadinanza ai loro figli a causa della legge siriana che lo permette solamente ai padri.

Fiorella Rathaus, direttrice del CIR - “L’apolidia è in sé una condizione estremamente complessa e dolorosa - dice Fiorella Rathaus, direttrice del CIR - perché presuppone l’inesistenza, la negazione del legame più importante che unisce un individuo al suo Stato: la cittadinanza. Ma questa condizione può divenire addirittura drammatica, se non riconosciamo a queste persone identità e diritti. Tutti gli esseri umani - ha aggiunto - hanno diritto ad avere una nazionalità e coloro che ne sono sprovvisti hanno comunque diritto ad una protezione adeguata. Con questa campagna vogliamo diffondere una sensibilità sul tema che possa favorire in Italia una legge sull’Apolidia proprio per garantire una procedura chiara, facilmente accessibile e fruibile per tutti coloro che hanno diritto a chiedere il riconoscimento di apolidia, e che includa - ha concluso la direttrice del CIR - una regolamentazione dei diritti della persona, durante l’iter e dopo l’eventuale riconoscimento”.

Il contesto. Il 25 novembre 2015 la Commissione Diritti Umani del Senato in collaborazione con il Consiglio Italiano per i Rifugiati e l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) ha presentato il Disegno di legge sul riconoscimento dello status di apolide. L’adozione di una legge organica garantirebbe una procedura semplice e accessibile per il riconoscimento dello status di apolidia, facilitando quindi l’identificazione delle persone apolidi presenti in Italia e assicurando loro il godimento dei diritti fondamentali e una vita dignitosa.

Pubblicato: Venerdì, 29 Gennaio 2016 12:26

Citrino visual&design Studio  fecit in a.d. MMXIV