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Schengen, la verità nei colloqui bilaterali: «Sospeso fino a settembre»

art cor 26 genCorriere della sera, 26-01-2016
Fiorenza Sarzanini, nostra inviata ad Amsterdam

Nei colloqui della delegazione italiana con tedeschi e austriaci massima disponibilità per non far fallire il Trattato, ma è prevalsa la necessità di sospenderlo e continuare i controlli «fino a quando i numeri dei migranti non si ridurranno in maniera concreta»

Sono bastati due incontri bilaterali per comprendere che il clima non era affatto favorevole. Perché nel corso dei colloqui della delegazione italiana con i tedeschi e gli austriaci — oltre ad Alfano ci sono il sottosegretario Domenico Manzione e i funzionari che gestiscono il dossier — tutti hanno mostrato massima disponibilità per non far fallire il Trattato di Schengen, ma subito dopo hanno sottolineato la necessità di sospenderlo e continuare i controlli «fino a quando i numeri dei migranti non si ridurranno in maniera concreta». E così è apparso chiaro che almeno fino a settembre, visto che le proroghe vengono accordate ogni sei mesi, il nostro Paese dovrà fare i conti senza la collaborazione dei partner della Ue.

Le previsioni dicono che almeno per tutto il 2016 non ci sarà alcun calo, anzi. Quanto avvenuto nelle ultime ore con migliaia di persone che premono per entrare negli Stati europei, dimostra che la tendenza è quella di un’intensificazione degli arrivi. E dunque appare chiaro quale sia il rischio per l’Italia: gestire gli sbarchi che inevitabilmente saranno più massicci. Anche perché è fin troppo facile prevedere, di fronte alla chiusura della rotta terrestre, l’apertura della nuova strada che passa dall’Albania e dal Montenegro per attraversare l’Adriatico e arrivare direttamente in Puglia. E allora ha gioco facile chi ritiene che non servirà fare un centro di smistamento, un «hotspot», al Brennero o nel Nordest come ha detto il ministro Angelino Alfano, visto che sarà necessario «gestire gli arrivi a Bari o a Foggia».

Il vertice si apre con il Belgio che chiede di «estromettere la Grecia da Schengen» e continua con i ministri dei vari Stati che mettono sul tavolo le proprie difficoltà. A parole sono tutti d’accordo sulla necessità di non far fallire Schengen, ma nei fatti ogni Stato ha una giustificazione per sostenere la necessità di sospenderlo «temporaneamente». È questo il termine utilizzato da tutti per sostenere che poi si tornerà alla normalità. Ma la realtà dei fatti non cambia.

La Francia chiude le frontiere perché deve «blindarsi» contro i terroristi, la Germania per fronteggiare uno scontro politico interno che coinvolge anche il partito della cancelliera Angela Merkel, la Svezia ha il maggior numero di immigrati rispetto alla popolazione e deve riorganizzarsi, l’Austria non ha i mezzi sufficienti per garantire l’accoglienza. Fanno blocco unico anche i Paesi dell’Est che hanno già alzato muri o comunque non sono mai stati disponibili ad accogliere gli stranieri.

Tutte le misure proposte dalla Commissione guidata da Jean-Claude Juncker, come la creazione di una polizia di frontiera Ue e una cooperazione tra le polizie, passano in secondo piano di fronte al vero imminente rischio: il fallimento dell’accordo che ha finora garantito la libera circolazione. Nelle prossime settimane si continuerà a trattare. L’Italia ha dato disponibilità ad aprire subito i cinque «hotspot» per ottenere maggiore cooperazione nel trasferimento dei richiedenti asilo. La possibilità di intervenire con aiuti alla Turchia per fronteggiare i flussi è ritenuta una strada da percorrere. Consapevoli, però, che la politica comune in tema di immigrazione è sospesa, ed è a un passo per essere definitivamente archiviata.

Pubblicato: Martedì, 26 Gennaio 2016 12:47

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