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Lettera aperta al ministro Alfano: "Due casi di espulsione da chiarire"

mussie zeraiRepubblica, 28-12-2015
MUSSIE ZERAI *

Il direttore dell'Agenzia Habeshia scrive al ministro dell'interno per conoscere le ragioni di due respingimenti che, stando alle nuove norme europee, che hanno rivisto in parte gli accordi di Dublino, non sarebbero legali

ROMA - Il direttore dell'Agenzia Habeshia, don Mussie Zerai, ha scritto una lettera al Ministro dell'Interno, Agelino Alfano. La pubblichiamo integralmente.

Gentile onorevole Alfano,

Le segnalo un problema che, a nostro avviso, se confermato, ha aspetti decisamente preoccupanti. Sono pervenute ad Habeshia, la nostra agenzia che tutela le richieste di aiuto da parte di diversi giovani profughi eritrei, i quali sarebbero stati esclusi, per motivi incomprensibili, dal programma di reinsediamento previsto dagli accordi europei. Ci riferiamo, per la precisione, a due situazioni diverse, ma che prendono origine entrambe da una serie di "Dublinati" dalla Svizzera.

Il primo caso. Nel primo caso si tratta di profughi che, subito dopo lo sbarco in Italia, sono stati regolarmente identificati, inclusa la rilevazione delle impronte digitali, ma che hanno successivamente lasciato la Penisola per rifugiarsi in Svizzera. Rintracciati dopo qualche tempo dalle autorità elvetiche, sono stati espulsi e rimandati in Italia. Essendo tutti sbarcati dopo il primo giugno di quest'anno, avrebbero il diritto di essere inclusi nel piano di reinsediamento. Si sono rivolti per questo agli uffici della Questura di Roma. Ma stando a quanto hanno tutti riferito concordemente, sarebbe stato loro risposto che, avendo a suo tempo lasciato l'Italia per tentare di raggiungere autonomamente, con i propri mezzi, un altro paese, non possono più rientrare nel programma europeo.

Il secondo caso. Nel secondo caso, sono invece profughi arrivati in Svizzera senza essere stati identificati in Italia. In altri termini, un gruppo di "transitanti" sfuggiti ai controlli al momento dello sbarco o poco dopo, avvenuto sempre in un periodo successivo al primo giugno scorso. A quanto pare, sarebbero stati invece identificati in Svizzera, ma poco dopo le autorità elvetiche li hanno respinti oltre il confine alpino, asserendo in sostanza che, pur in mancanza di prove documentali del loro sbarco in Italia, era di tutta evidenza che potevano essere arrivati in Svizzera soltanto attraverso il nostro Paese. Anche questi, una volta arrivati a Roma, dicono di essersi rivolti alla Questura, ricevendo esattamente la stessa risposta data ai richiedenti asilo del primo gruppo.

E' come dire un "No" a priori? Se le cose stanno in questi termini, a nostro avviso si sta negando a questi giovani il diritto di essere inclusi tra le migliaia di rifugiati che dovrebbero essere redistribuiti dall'Italia verso altri paesi europei. E sarebbe una decisione quanto meno discutibile, visto che, a fronte di 40 mila posti circa previsti, finora ne sono stati assegnati solo poche centinaia. Come dire: un "no" a priori, nonostante la larga possibilità attuale di reinsediamento. Non solo. Al di là del caso specifico di questi profughi giunti a Roma dopo l'espulsione dalla Svizzera, c'è da credere che lo stesso accada o potrebbe accadere in altre questure italiane. Non sembra ipotizzabile, infatti, che questa sorta di "chiusura" segnalata dai rifugiati all'agenzia Habeshia, sia frutto di una iniziativa isolata della Questura romana: sarebbe più logico pensare che si tratti di una disposizione generale anche se, per quanto ci risulta, non ne è mai stata data notizia.

Le sarei grato se volesse chiarire il problema e trovare una soluzione. Resto ovviamente a disposizione per qualsiasi chiarimento. Grazie per quanto potrà fare.
Cordiali saluti

* Don Mussie Zerai è il direttore della agenzia Habeshia

Pubblicato: Lunedì, 28 Dicembre 2015 15:10

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