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Con tutti questi bimbi morti in mare non possiamo celebrare la Giornata Internazionale del migrante

art huff 21 dicl'Huffington Post, 21-12-2015
Andrea Iacomini Portavoce dell'UNICEF Italia

È giusto, umano, "normale" dover assistere ogni giorno alla morte di bambini innocenti in mare in fuga da guerre e morte sicura? No, almeno per me no. È un dramma continuo, incessante, al quale come al solito ci stiamo assuefacendo. Basta andare sui siti internet di alcune tra le testate nazionali più importanti e vedere le aperture delle prime pagine. Montagne di parole solo sull'attualità politica. Poche su questa tragedia che oramai vede almeno due bambini al giorno perdere la vita in mare. La morte di quattro migranti, di cui due minori, annegati per colpa di un barcone di fortuna nel bel mezzo del Mar Egeo, solo per fare un esempio, era stata inserita in una colonnina di testo in basso, destinata a scendere sempre più in fondo fino a scomparire definitivamente dalla homepage. Davvero questa strage silenziosa interessa così poco i nostri giornali (non tutti) e (forse) anche i nostri lettori? Ora io mi chiedo: che senso ha celebrare la giornata internazionale del migrante se di fronte a questo massacro quotidiano i governi internazionali restano fermi a guardare da lontano le coste della Turchia dove ogni giorno muoiono migranti, rifugiati, ma soprattutto bambini? Dov'è finito il carattere risolutivo dei nostri leader europei che decidono dall'oggi al domani di chiudere le frontiere, di alzare muri per rafforzare i propri confini, ma che dopo tutti questi anni non hanno ancora capito quante e quali risorse mettere in campo per risolvere un'emergenza umanitaria di questa portata?

I bambini che vivono in zone di conflitto del mondo sono 232 milioni, un dato che non ha precedenti nella storia. Da gennaio a dicembre di quest'anno sono stati registrati più di 950mila arrivi via mare di cui circa il 40% è costituito da donne e bambini siriani, afghani, iracheni, eritrei, somali, nigeriani, pakistani e sudanesi. Queste cifre non fanno audience probabilmente solo perché non ci soffermiamo a pensare che dietro questi numeri ci siano storie di uomini, mariti e mogli, intere famiglie con bambini piccolissimi al seguito che hanno dovuto abbandonare tutto, la propria casa (se non è andata distrutta), il proprio paese devastato dagli spari e dalle bombe dei conflitti e che hanno racimolato qualche soldo per partire su mezzi di fortuna e ricominciare a vivere, di nuovo, in Europa.

La nostra priorità come italiani ed europei dovrebbe essere quella di garantire a questi milioni di bambini e bambine in fuga canali di migrazione protetti, legali e sicuri e condizioni di accoglienza dignitose soprattutto nei punti di frontiera. Perché, nonostante quello che raccontano alcuni politici, ai disperati che arrivano in Italia non viene offerto un letto in un alberghi a tre stelle. Io sono stato a Lampedusa e ho visitato numerosi centri di accoglienza del nostro Belpaese, ho assistito all'arrivo di migranti e rifugiati in queste strutture e posso assicurarvi che non assomigliavano affatto ad hotel dotati di tutti i comfort. Alcuni bambini mi hanno raccontato la loro storia, gli orrori che hanno affrontato prima di raggiungere il nostro paese, la Grecia, la Macedonia, l'Austria, la Germania, il tanto ambito nord Europa. L'accesso ai servizi di base è limitato, alcuni di loro vengono arbitrariamente arrestati nei punti di frontiera, subiscono violenze e abusi, perdono i contatti con i propri cari e rischiano di morire soli in mare e nel deserto. Non possiamo permettere che un bambino venga esposto a tutti questi rischi per raggiungere un paese membro dell'Unione Europea.

È nostro compito proteggerli a prescindere dallo status giuridico che gli verrà assegnato, perché non esistono migranti di serie A o di serie B, dobbiamo facilitare il ricongiungimento con i propri familiari e soprattutto evitare di barricarci dietro un muro. Respingerli significa che aver lasciato la propria casa, essere sopravvissuti alle bombe, aver viaggiato per chilometri e chilometri a piedi, in macchina e in mare è stato un viaggio inutile perché nonostante abbiano dei diritti non gli vengono riconosciuti.

(Testo redatto in collaborazione con Flavia Testorio)

Pubblicato: Lunedì, 21 Dicembre 2015 11:20

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