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Morire di Trattamento sanitario obbligatorio: la storia di Francesco Mastrogiovanni

87 ore 2L'Huffington Post, 14-12-2015
Renato Foschi
Professore associato di storia delle scienze psicologiche presso la Sapienza Università di Roma, Ordine degli Psicologi del Lazio

Come è noto, le leggi di riforma della psichiatria italiana dagli anni settanta sono fra le più avanzate e garantiste. Nonostante queste premesse l'art. 2 della 180/1978 e l'art. 34 della 833/1978 consentono in casi limitati e specifici un trattamento obbligatorio psichiatrico quando "esistano alterazioni psichiche tali da richiedere urgenti interventi terapeutici, se gli stessi non vengano accettati dall'infermo e se non vi siano le condizioni e le circostanze che consentano di adottare tempestive ed idonee misure sanitarie extra ospedaliere". La legge italiana quindi, poste certe condizioni, consente una nuova forma di trattamento coatto, con tutta una serie di garanzie per il cittadino che dovrebbero essere esercitate dall'autorità politica (sindaco) e giudiziaria (magistrato) i quali, in ogni caso, controllano i casi specifici e dispongono l'inizio del TSO. Dai dati Istat risulta però che in Italia il TSO da fenomeno eccezionale è divenuto pratica abituale che coinvolge ogni anno circa dieci mila cittadini e, di conseguenza, molti operatori della sanità pubblica. Da un punto di vista burocratico il TSO è, quindi, normato e attuato come un meccanismo ben consolidato.

Cosa accade dall'inizio di questo "trattamento" che comunque per legge è limitato nel tempo - ma può essere ripetuto più volte nel corso della vita - dipende esclusivamente dalla cultura locale psichiatrica delle strutture coinvolte. La qualità dei TSO, quindi, varia moltissimo da Spdc a Spdc (servizi psichiatrici di diagnosi e cura ovvero i reparti ospedalieri che si occupano di trattamenti psichiatrici). Abbiamo Spdc aperti, altri chiusi, altri che usano tecniche psicoterapeutiche o comunicative ed altri che invece legano i pazienti ai letti e si limitano agli psicofarmaci. Si creano, quindi, tutta una serie di dinamiche all'interno di questi servizi psichiatrici che almeno necessitano di grande professionalità, supervisione, conoscenza delle dinamiche situazionali e relazionali. Se qualcosa non funziona, la situazione può diventare assai maligna.

87 ore è un documentario che viene proiettato nelle sale italiane e che il 28 Dicembre è programmato su Rai Tre. Mostra ciò che avvenne a Francesco Mastrogiovanni nell'agosto del 2009, durante un TSO. L'ospedale in cui era ricoverato aveva istallato telecamere che in tempo reale registravano ciò che avveniva in tutto il reparto, camera per camera, corridoio per corridoio. Costanza Quatriglio, regista di 87 Ore, ha montato, con approccio essenzialmente fenomenologico e a-valutativo, la storia del TSO di Mastrogiovanni, conclusasi con la morte del paziente dopo 87 ore, legato al letto.

A questa storia dedicai un libro nel 2009, "La Libertà Sospesa. Il Trattamento Sanitario Obbligatorio, psicologia psichiatria diritti", che curai con l'aiuto di colleghi giuristi, costituzionalisti e storici, ma anche con il prezioso aiuto di amici di Mastrogiovanni che si costituirono immediatamente in comitato per la verità e la giustizia sul caso. Attualmente il processo per appurare le responsabilità è in corso. Quando, nel 2009, Peppino Galzerano, storico ed editore, comune amico di Mastrogiovanni e mio, mi parlò del caso capii immediatamente che era accaduto qualcosa di simile a ciò che la psicologia socio-cognitiva studiava intensamente ormai da qualche decennio. Contattai Phil Zimbardo, uno dei più noti e citati psicologi del Novecento, che confermò la mia impressione e addirittura scrisse la prefazione del libro La libertà sospesa.

Come mai un combinato disposto che in origine voleva essere garantista poteva trasformarsi in una situazione maligna? Basaglia, da persona che sapeva prevedere, era contrario al TSO e lo accettò storcendo il naso, il movimento più radicale e antipsichiatrico da tempo mette in guardia sul ritorno della vecchia psichiatria autoritaria e custodialistica che si infiltra nelle nuove istituzioni post Legge 180, spesso mediante il TSO. Con il TSO può aprirsi un "vaso di Pandora" quello della "diagnosi e cura psichiatrica in una situazione urgente e tempestiva". Si tratta di una situazione psicologica a cui partecipano persone - il sindaco che dispone il TSO e gli psichiatri - che attribuiscono una urgenza di trattamento ai differenti comportamenti "considerati" psicopatologici in una situazione "impellente" e che, in base alla propria expertise, hanno il "potere" di sottoporre il "malato" ad una cura psichiatrica obbligatoria, in primo luogo "per il suo bene". L'"urgenza" e la "tempestività" che caratterizza le decisioni a partire dal momento iniziale del TSO hanno però conseguenze "psicologiche" (e fisiche) sugli attori di queste vicende, sulla diagnosi, sul processo, sugli obiettivi e sul buon fine del trattamento sanitario obbligatorio.

Proprio gli esperimenti psicologici descritti in L'Effetto Lucifero, bestseller scientifico scritto da Zimbardo, dimostrano che nelle istituzioni, il potere fra uomini può creare situazioni in cui persone normali diventano malvagie. Non si tratta di scusare comportamenti inumani poiché gli attori, a partire da coloro che dirigono le organizzazioni, hanno la responsabilità di creazione delle situazioni e di supervisione di ciò che accade nelle strutture da essi stessi dirette; gli attori hanno l'obbligo di conoscere le dinamiche psicologiche e relazionali che si scatenano quando i contesti risultano deumanizzati ed emergenziali. In tal senso la psicologia potrebbe aiutare molto nella riforma e nella riumanizzazione di prassi e contesti, trasformando pratiche potenzialmente maligne che - a mio parere - necessitano anche di una revisione legislativa in cui le prassi terapeutiche siano esse "obbligate" a tener conto del contesto relazionale e situazionale.

Pubblicato: Lunedì, 14 Dicembre 2015 13:07

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