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Diritti umani? C'è la Carta

diritti umaniRistretti orizzonti, 02-12-2015
Michele Nicoletti (vicepresidente dell'assemblea del Consiglio d'Europa)

Perché ricordare la Convenzione Europea dei Diritti umani a 65 anni dalla sua firma avvenuta a Palazzo Barberini nel 1950? È sufficiente volgere lo sguardo alle difficoltà di oggi per giustificare la necessità di una riflessione e di un ritornare al principio. Il terrorismo ha colpito persone inermi e i diritti umani, prima che principi astratti del nostro ordinamento, sono esistenze concrete. La persona non ha diritti, ma è il "diritto umano" e ogni offesa, ogni violenza contro la persona è una violenza contro il diritto, contro quella forma di vita personale e collettiva che vede nella giustizia la sua misura, il suo compimento, la sua possibilità di dispiegarsi in armonia con l'esistenza degli altri.

C'è poco da discutere sulla relatività dei diritti umani: quando ci imbattiamo nella violenza bruta sugli inermi il moto di risentimento è universale. E la riaffermazione dei diritti umani è innanzitutto riaffermazione del diritto all'esistenza per ciascuno, esistenza libera, pacifica, piena. Molte altre sono le violazioni dei diritti umani nel mondo, in Europa e anche nel nostro Paese e l'attenzione alle une non può far scomparire la preoccupazione per le altre: libertà di opinione, di stampa, di associazione, libertà di essere se stessi nella pienezza delle proprie convinzioni religiose o non religiose, del proprio orientamento sessuale, della propria appartenenza a questa o quella comunità etnica o linguistica. L'Europa soffre di troppe violazioni: dalle donne ai bambini, dai migranti ai rifugiati, dai malati agli anziani, ai detenuti e a molti altri ancora.

Il nostro sistema di tutele in Occidente si è indebolito fortemente negli anni della crisi economica e all'Ovest come all'Est vi sono rigurgiti di razzismo e xenofobia, antisemitismo e islamofobia. Basterebbe questo per giustificare l'importanza di una rilettura della Convenzione europea dei diritti umani assieme alla Carta sociale Europea. In essa non c'è solo un elenco di diritti da tutelare. C'è anche l'individuazione di uno strumento per tutelarli, ossia la Corte Europea.

Ossia un tribunale, un potere giudiziario, insomma "il più debole dei poteri", eppure il più necessario se è vero che una comunità politica non è solo una comunità di interessi economici e una comunità di difesa, ma anche una comunità di giudizio su ciò che è giusto e ingiusto. E in questo momento di attacco violento alle persone e alla convivenza pacifica da parte del terrorismo noi dobbiamo riaffermare che lo strumento più forte di tutela della vita delle persone, della libertà e della giustizia è il primato dei diritti umani, la sovranità della legge e gli strumenti anche internazionali a sua tutela. È questa la lezione che ci viene dalla Convenzione é dalla Corte. La fiducia nel diritto.

E in quel diritto che sta prima e sopra i legislatori del momento. Quel diritto umano fondamentale che trova nel riconoscimento dell'accordo tra i popoli la sua apertura universale. Questa fiducia nel diritto non è la fiducia ingenua che ci viene impartita da un'epoca spensierata del passato. È la fiducia che ha mosso gli uomini e le donne uscite dalla terribile prova dei totalitarismi e della Seconda Guerra mondiale a sognare un'Europa politicamente unita, una comune difesa europea e una comune cornice di diritti basata sul primato della dignità dell'essere umano e sulla sua tutela attraverso un'istanza sovranazionale a cui tutti i cittadini possono appellarsi. Parte di quel sogno è stato costruito. A noi il compito di continuare anche nei tempi difficili che attraversiamo.
L'Unità, 2 dicembre 2015

Fonte immagine: www.tes.com

Pubblicato: Mercoledì, 02 Dicembre 2015 14:57

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