Quelli che vota(va)no a destra per non sporcare e quelli di spugna e ramazza.
11-05-15
Lorenzo Fanoli
L’effetto principale del May Day del primo maggio Noexpo a Milano è stato lo scatenarsi di reazioni, commenti, dichiarazioni e libere manifestazioni di pensieri qualche volta vagamente forcaioli, spesso piuttosto perbenisti e in molti casi fuori misura e che hanno rafforzato un senso comune che vorrebbe limitare la libertà di manifestazione di piazza, la espressione del dissenso e magari mandare in riformatorio preventivo diverse specie e varietà di antagonisti.
Nulla di nuovo ci sarebbe se ad ergersi protagonista di tale movimento di opinione fosse qualsiasi formazione politica conservatrice o di destra. Il fatto è che, invece, alla testa di questo movimento di opinione si è posta una buona parte degli esponenti, e dei militanti del centro sinistra in alcuni casi chiedendo pene esemplari oppure immaginando chissà quali collusioni e patti scellerati tra polizia, servizi segreti (quelli ci sono sempre), magari anche la camorra e cattivi e organizzatissimi black bloc.
Non avrei avuto nulla da ridire neanche se a esprimere rabbia, rammarico anche violento fossero stati gli organizzatori e i partecipanti allo stesso May Day. L’azione di quei duecento o cinquecento nero-vestiti ha sicuramente avuto come effetto diretto una limitazione della agibilità politica degli antagonisti, persino nella Milano del Sindaco Pisapia.
Naturalmente io non ho nessuna simpatia per i nero-vestiti d’oggi (confesso però di averne avuta un bel po’ per quelli di Berlino Est, di Londra, e di altre città europee verso gli anni 80 del secolo scorso o per i Newyorchesi fratelli Ramones) e dirò di più: “ l’idea stessa del May Day cioè di una manifestazione NOEXPO il giorno dell’inaugurazione in mondovisione dell’EXPO” mi risulta una tristissima ed evidente dimostrazione di impotenza assoluta. Ciò non basta a farmi sentire vicino ai commenti indignati da nostalgici degli eroici katanga o da professionisti di dietrologia letteraria stigmatizzatori dell’azione di esclusivo contenimento che le forze dell’ordine hanno messo in atto in quella occasione, e ai richiami a pene esemplari e punizioni “senza se e senza ma”.
Qualcuno addirittura ha chiamato terroristi di strada i nerovestiti e qualcun altro ha indetto una manifestazione in difesa della propria città di cittadini muniti di spugne e ramazze che ha visto “ampia partecipazione di popolo”.
Io sono andato con molto piacere e quasi di corsa a Tunisi alla manifestazione dopo l’attentato al bardo e visto da quel punto di osservazione lo spettacolo milanese è stato modesto e un po’ grottesco. Mi ha dato la spiacevole impressione di spaesamento. Brutte manifestazioni di narcisismo meneghino (i milanesi talvolta sono un po’ bauscia, questa è una di quelle). Ancor meno mi piacciono quelle manifestazioni di indignazione contro la scarsa severità e l’ignavia dello Stato. Lo Stato non deve essere né severo né forte deve essere giusto e basta. Solo in questo modo si garantisce il consenso necessario ad utilizzare in maniera adeguata l’uso della forza. Il resto è arbitrio e inutile violenza.
Ordine pubblico non è scatenare l’inferno ma possibilmente prevenire, limitare i danni e quando è il caso assicurare alla custodia dello stato i colpevoli di reati, secondo quanto stabilito dalla legge, qualsiasi altra cosa è arcaismo precivile giustizia privata e legge del taglione.
In tutto il baillame di dichiarazioni ho apprezzato molto il commento di Majid Valcarenghi a proposito dei fatti di Milano che riporto, e col quale concordo, integralmente.
“Finalmente a Milano alla manifestazione contro l'EXPO si è vista una gestione e un comportamento delle forze di polizia e CC degno di un paese civile. Forse il sacrificio dei ragazzi e delle ragazze di Genova massacrate e torturate dalla polizia non è stato vano. Per il futuro tuttavia si deve imporre ai movimenti la responsabilità di organizzare un servizio d'ordine e dovranno essere impiegate più forze per la prevenzione per contenere al minimo la presenza devastatrice delle tute nere”.
Per una volta davvero è successo quello che in un paese civile sarebbe auspicabile sempre:
• Si è consentita la libera espressione della manifestazione del pensiero e del dissenso come sancito dalla Costituzione;
• Si sono operate perquisizioni, sequestri e controlli nei giorni precedenti la manifestazione senza violenze e abusi;
• Non si è cercato lo scontro fisico attuando solo azioni di contenimento evitando il propagarsi a tutta la città delle violenze;
• Le amministrazioni e le istituzioni hanno stanziato le risorse necessarie (si spera) a ripagare i danni ai cittadini che li hanno subiti;
• Nei giorni successivi e ancora adesso si sono individuati e denunciati i responsabili.
Milano e la sua provincia avranno la loro festa internazionale del cibo e dell’abbondanza per sei mesi. Forse considerare che non possa essere tutto gratis sarebbe dimostrazione se non di sobrietà almeno di intelligenza.
Aggiungo, ed è bene ricordarlo sempre, che oltre al sacrificio dei ragazzi di Genova (che avevano più di un diritto di risparmiarselo) c’è un lavoro costante, faticoso, non privo di delusioni e di motivi di disperazione di tutti coloro che si impegnano quotidianamente per limitare gli abusi, le violenze, la militarizzazione delle azioni delle forze di polizia. E’ un lavoro delicato difficile che rischia costantemente di venir vanificato da parole fuori luogo, incitamenti emotivi, machismo, incontinenza verbale e propagandista.
E fossi in quelli che hanno speso tante parole contro la feccia nerovestita e la sua responsabilità nelle peggiori nefandezze mi farei anche beneficiare dal dubbio che magari le botte ricevute da insegnanti e studenti a Bologna possano in qualche modo essere (un po’, solo un po’, per carità) istigate da questi coraggiosi moti di indignazione civica.
Una volta c’erano quelli che votano a destra per non sporcare speriamo che non vengano sostituiti da quelli che scendono in piazza con spugne e ramazze per pulire.
Fonte immagine: www.angelsinexile.com