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Quei piccoli passi ?per legalizzare le droghe

art esp 13 novl'Espresso, 13-11-2015
Roberto Saviano

I provvedimenti presi in Messico e negli Stati Uniti sono solo esperimenti. Ma servono ad aprire una discussione aperta, matura e senza pregiudizi

Chi è rimasto ad opporsi a un dibattito aperto sulla legalizzazione delle droghe? Perché? E con quali argomentazioni? Ho detto «dibattito aperto sulla legalizzazione» e non semplicemente o direttamente “legalizzazione”, perché prima ancora di poter legiferare - o addirittura pensare di farlo - su un tema tanto complesso, c’è bisogno di avviare un dibattito maturo e scevro da condizionamenti e da giudizi personali.

Si oppone al dibattito chi non ha consapevolezza dell’entità reale del mercato di stupefacenti. Chi ritiene ci sia un’altra strada per debellare il problema. Chi ritiene che parlarne non porti beneficio alla propria carriera (spesso politica). Chi interpreta i dati diffusi dalle forze dell’ordine sugli stupefacenti senza tener conto che spesso quelle cifre riguardano solo quantità di droga sequestrate e non quelle realmente prodotte e immesse sul mercato.

Nelle ultime settimane si è molto discusso del no dell’Ohio all’“Issue 3” che avrebbe legalizzato il possesso e la vendita controllata di marijuana, nonché la possibilità per ciascun adulto di poterne coltivare in proprio fino a 4 piante. Su questa proposta nutrivo dubbi, dal momento che solo dieci società si sarebbero occupate di coltivare cannabis e gestirne la commercializzazione. Sarebbe stato di fatto un nuovo monopolio di certo non criminale, ma che non avrebbe comportato la presa di coscienza istituzionale e collettiva sul consumo di marijuana.

La legalizzazione risolve il problema della sua gestione mafiosa solo quando produzione e vendita vengono monitorate insieme ai ministeri della Sanità che potranno studiarne l’incidenza sulla salute pubblica. Si tratta di esperimenti, ecco quello che nessuno dice, ma di esperimenti necessari, perché quanto fatto sino a ora è stato inutile, controproducente, oneroso per la salute pubblica, gravoso per le carceri e ha di fatto alimentato le casse del narcotraffico mondiale. Affidare produzione e vendita a privati avrebbe di fatto deresponsabilizzato il settore pubblico e la legalizzazione sarebbe stata solo un affare per pochi e non una crescita per la collettività.

Sul versante opposto, invece, la sentenza della Corte Suprema di Città del Messico che ha, con quattro voti su cinque, votato a favore del ricorso depositato dalla Smart (Società messicana di autoconsumo responsabile e tollerante) riconoscendo il diritto di seminare, coltivare e fumare cannabis, ma non la compravendita dei semi. E questo ultimo aspetto ha motivato l’unico voto contrario, ovvero l’illogicità di poter coltivare ma non acquistare i semi.

Inutile fingere, tutto ciò che riguarda la legalizzazione delle droghe non segue e non può seguire un percorso lineare. Non può farlo perché i passi avanti sono conquiste, sono strappi. Sono lacerti di leggi rubati, troppo spesso grazie alla lungimiranza e all’intelligenza di singoli individui più che a una maturità reale del dibattito.

Ma chi è favorevole non può che rallegrarsi anche di questi passi, benché piccoli e incerti, perché hanno il grande merito di stimolare riflessioni anche da parte di chi non è d’accordo. Quando leggo che è inutile legalizzare le droghe perché costituiscono solo uno dei numerosissimi ambiti di investimento delle organizzazioni criminali, a me viene da sorridere per l’ingenuità di questa affermazione. Certo che è una delle tante attività, ma è tra le più rischiose e quindi lucrative. Così come sorrido nel leggere che il clamore per i pochi successi del fronte antiproibizionista sarebbe immotivato, essendo la cannabis tra le sostanze meno consumate.

L’assunto è: inutile legalizzare perché se diventa legale l’erba negli Stati Uniti (in Alaska, Colorado, Oregon e Washington a scopo ricreativo e in 23 Stati è liberalizzato l’uso a scopo terapeutico) i cartelli della droga virano su altre sostanze (eroina e droghe sintetiche). Ma poi vengono diffuse le stime del mercato della droga in Francia e dobbiamo arrenderci all’evidenza. La cifra annuale (anno 2010) si basa sulla domanda dei consumatori e non sui sequestri ed è di 2,3 miliardi di euro. Ogni francese spenderebbe ogni anno 36 euro in droga, soprattutto cannabis e cocaina. E quindi ecco che a liberalizzare la marijuana si farebbe un danno non irrilevante alle organizzazioni criminali. Ma questi sono dati, dirà qualcuno, non pensieri personali, quindi non verranno presi in considerazione.

 

Pubblicato: Venerdì, 13 Novembre 2015 12:13

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