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I bambini in carcere

Bambini in carcere

bambini in carcereOgni anno in Italia, circa 50 bambini vivono dentro il carcere, scontando la pena dietro le sbarre con le loro madri detenute.

La possibilità di tenere con sé il figlio minore in carcere, se non si ha nessuno cui affidarlo fuori, è prevista dalla legge. Questa situazione riguarda poche decine di bambini, costretti nei primissimi anni dell'infanzia a vivere dentro una cella, a sentire il rumore delle chiavi che aprono e chiudono i blindati, a non avere contatti con gli altri coetanei. In alcune città italiane esistono delle associazioni (come A Roma, insieme - Leda Colombini) che in maniera volontaria organizzano attività per i bambini detenuti: dall'accompagnarli tutte le mattine all'asilo al portarli al mare la domenica.

Il 21 aprile 2011 il Parlamento italiano approva , con la legge n.62, nuove misure riguardanti le detenute madri di figli minorenni.  Tale legge disciplina, con alcune disposizioni, sia l’applicazione della custodia cautelare in carcere sia la pena detentiva.  Il testo è entrato in vigore il 1 gennaio 2014.

Prima dell'entrata in vigore di questa legge, le madri detenute potevano tenere con sé i figli in carcere fino al compimento del terzo anno di età.
Ecco le novità introdotte dal testo di legge: per quanto riguarda la pena detentiva  possono accedere alla detenzione domiciliare,  anche in casa famiglia protetta,  le donne in stato di gravidanza o madri di bambini di età inferiore ai 10 anni con loro conviventi che abbiano da scontare una pena non superiore ai 4 anni (anche come residuo di una maggiore pena).  

Per quanto riguarda la custodia cautelare la normativa prevede l’aumento da tre a sei anni dell’età del bambino al di sotto della quale non può essere disposta o mantenuta  la custodia cautelare della madre in carcere (a meno che non “sussistano esigenze cautelari di eccezionale rilevanza”). La custodia cautelare per le madri con figli minori di sei anni al seguito deve avvenire in un ICAM (Istituto a custodia attenuata per madri) o in una casa famiglia protetta. Gli ICAM attualmente presenti sono due, uno a Milano e a uno Venezia, e un terzo verrà aperto a Sassari.
Infine la suddetta legge prevede il diritto di visita al minore infermo, anche se non convivente, e il diritto di assistere il figlio durante le visite specialistiche per gravi motivi di salute. Queste stesse possibilità sono estese al padre del minore, qualora sussistano le stesse condizioni e la madre sia impossibilitata all’assistenza o deceduta.

Altra questione, non meno importante, riguarda tutti quei minori che, avendo un familiare detenuto, sono costretti ad avere frequenti rapporti con il carcere per andare a trovare il proprio congiunto. Sono oltre centomila i minori di diciotto anni con almeno un genitore detenuto che entrano nelle carceri italiane ogni giorno. Bambini o ragazzi che spesso sono costretti a perdere giorni di scuola (è discrezione di ogni carcere decidere se permettere i colloqui nel fine settimana), a sottoporsi a lunghe attese, e a vedere il proprio genitore in un ambiente non consono.

Nel marzo 2014, grazie anche alla recente istituzione dell’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza e al lavoro pluriennale dell'associazione Bambini senza sbarre, è stata firmata la Carta dei figli dei genitori detenuti. Un primo e importante passo per rendere meno traumatico il momento di ingresso in carcere dei bambini e per agevolare, con ogni strumento possibile, il rapporto figli-genitori detenuti.

Pubblicato: Domenica, 12 Ottobre 2014 15:28

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